giovedì 31 marzo 2016

i cani della leggenda





AREK DELL ' ISOLOTTO:Bello, incredibilmente bello da morire,matto,terribilmente matto da legare.














Se gli anni 80 per gli amanti del cane da pastore tedesco sono ritenuti a ragione il vero e proprio Natale della razza in virtù della nascita contemporanea dei due nazareni Uran  e Quando,gli anni 90 sono considerati la stagione delle messi abbondanti grazie alla contemporanea  comparsa di Ulk,Visum,Karly e l'italianissimo  Max della loggia dei mercanti e il  figlio Dux della Valcuvia,soggetti sulle cui gambe ha camminato l'evoluzione della razza nell'ultimo ventennio.
Furono così tanti i soggetti di rilievo nati in quel decennio che Mauro de Cillis trasse lo spunto per produrre una bellissima raccolta dal titolo " i favolosi anni 90".Quegli anni furono realmente
benedetti dal signore e i semi fecondatori degli stalloni dell'epoca sembravano guidati da una stella cometa un po' come accadde per le leve calcistiche fortunate che videro nascere quasi contemporaneamente Pelè e  Cruyff,Maradona e Paolo Rossi,Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.
E così nel mese di febbraio del 1990 ,in un posto più vicino a Betlemme che a Francoforte,in un paesino della Calabria presso la casa di Salvatore Furfaro,si fermò la stella cometa e li nacque uno dei cani italiani più talentuosi di sempre : AREK DELL'ISOLOTTO.





VA2(I) Arek dell' Isolotto
arek dell isolotto va2 italia


Arek nasceva sotto i migliori auspici morfologici essendo figlio di uno dei cani più belli e fascinosi dell'epoca, quel Mark  von haus Beck che consideriamo a tutt'oggi uno dei grandi innovatori ,un soggetto dai profili morbidi e lineari che introdusse la fluidità e l'eleganza del movimento e grazie al quale l'allevamento italiano riesce oggi a primeggiare nel mondo .Nella sua selezione originale si legge:"indicato per migliorare ogni difetto anatomico".




VA4 Mark vom Haus Beck
Mark v.haus Beck  Va4 (D)


La mamma ,Wenke del Gupo, figlia del grande Uran von wildsteigerland era una femmina dotata di meravigliosi profili e straordinaria correttezza che all'epoca a dire il vero non era un elemento di pregio così straordinario come  lo è adesso.Wenke era una cagna ....essenziale, l'esatto contrario di quanto da sempre predicato dal grande Walter il quale sosteneva che la fattrice dovesse essere grande ,robusta e un po' simile ad una vacca.Del resto lo stesso Mark era l'antitesi dei wienerau e Walter che pure ne utilizzo' il padre non lo degnò della minima considerazione.Ovviamente occorre ricordare che Mark era  coetaneo di Zamb e non è da escludere una naturale rivalità tra i due grandi stalloni. Da una parte quindi  l'intensa e un po' rigida tipicità di Uran ,dall'altra la classe, l'eleganza e la flessuosità di Mark,unito a quel piccolo tocco di..... "femminilità" che  rendeva quest'ultimo  irresistibile.Intendiamoci,non è che Mark mancasse di dimorfismo sessuale,solo che il suo fascino era sicuramente più vicino a Di Caprio che a De Niro.Arek ,ovviamente,non era un prodotto casuale,era semplicemente figlio di due "bellissimi" e tutto quello che potè "combinare" nella sua carriera lo si poteva facilmente prevedere leggendo il suo pedigree.E così, supportato dalle teorie "Lombrosiane" e dalla moderna criminologia che afferma che i nostri comportamenti trovano spesso spiegazione nel nostro dna e nell'ambiente in cui viviamo,Arek ,con la sua "pericolosissima consanguneità 2/3 Quina /Quindo lasciava facilmente intuire una vita ai margini della legalità,con gli zii Quando,Quino,Quindo,Quana prematuramente affidati ai servizi sociali e con il nonno Uran,unico con la testa a posto,che da solo poco potè fare per raddrizzare "la testa" a questo irrequieto ragazzo.


Wenke del Gupo
wenke del Gupo auslese sas e mamma di arek


Arek era bello ,di una bellezza sconvolgente,molto lontano dalla maestosa tracotanza dei Q/arminius,così pure dalla granitica e legnosa rigidità di Uran.Era solido,fluido,quasi elastico e sembrava "galleggiare" nell'aria.Nel dicembre del 1993 telefonai al suo proprietario,l'amico Lello Castucci all'epoca custode di una scuola e prenotai la monta.Per la mia cagna,fresca di un auslese mancato all'ultimo giro ,seconda eccellente al campionato italiano volevo assolutamente quel cane,ne ero sicuro, era il cane giusto,la "scarpa" che calza alla perfezione e Lello ne fu veramente contento,in fondo era un po' come dare in sposo il proprio figlio ad una ragazza di ottima famiglia.L'appuntamento era alla fiera di Foggia dove mi presentai con largo anticipo con moglie e figlio di appena quattro anni che oggi vedete un "po'" cresciuto all'interno dei ring.Abbiamo fatto le monte nei luoghi più impensati ma quello mi sembrò effettivamente inusuale,era come fare l'amore in un parco popolato.Ero ansioso e fiducioso al tempo stesso,in fondo la mia carriera cinofila grazie alla classica fortuna del principiante era iniziata sotto i migliori auspici e il gran risultato ottenuto mi faceva capire che con sacrificio e applicazione nessuna meta mi era preclusa.
Lello trasse Arek fuori dal trasportino ed io con in braccio mio figlio ebbi l'impulso di corrergli incontro per salutarli entrambi,feci giusto in tempo a parare il braccio a protezione del bambino e realizzai quello che non era propriamente  il sogno della mia vita,avevo la bocca del cane "attaccata" alla mia giacca a vento e lui che ... non aveva alcuna intenzione di mollarla.Arek non aveva grande dimestichezza con le maniche ma evidentemente con la giacche si.Lasciò la presa e Lello come se niente fosse lo portò in giro a guinzaglio per farlo .....scaricare.Dio quanto era bello, la sua  spinta sembrava spostasse l'asfalto e la presa di terreno era.....infinita,il cane fluttuava nell'aria e io lo guardavo...stregato.Finita la monta Arek parve sollevato,mi aveva guardato per tutto il tempo con gli occhi di "bragia" e pareva tutt'altro che contento di vedermi.Il suo pelo era opaco e la sua coda simile ad uno stoppino portava i segni evidenti della lotta "col suo proprietario" ,era questo il suo grosso problema,nato sotto la migliore stella sembrava non reggere il peso di questa grande responsabilità ,sempre malaticcio,pessimo montatore,sempre pronto ad attaccar la lite,ombroso e perennemente depresso,ma quando stava bene era bello come il sole,o meglio era il sole stesso.La sua carriera fu un esempio di gestione illuminata e quel che seppe fare quel simpaticissimo ometto sempre sorridente di Lello fu un opera fantastica.Riuscì a resistere alle sirene della Germania dove il grande Hermann e il fratello Walter insistevano perché il cane fosse portato(fonte Luciano Musolino che fu investito del ruolo di mediatore) e lo presentò ad un numero limitatissimo di esposizioni,anche perché era assai difficile trovare Arek nella luna e nelle condizioni giuste.Una su tutte fu la gara della vita e lui si presentò col vestito migliore.Era la giovani maschi di un campionato italiano  e in campo "dirigeva"  Herman Martin,lui partì primo  ma dietro aveva un tipo tosto che rispondeva al nome di Ulk von Arlet.La gara cominciò e Arek fece capire subito  che quel giorno lui c'era con anima e corpo e non ce ne sarebbe stato per nessuno.Ulk era una macchina da guerra ed effettivamente ce la mise tutta per imporsi,lui con le leve lunghe, il collo corto,solidissimo  e un po' quadrato poco potè contro quella meraviglia della natura,ogni volta che lo tallonava, Arek lo guardava e allungava senza fatica mettendo quella marcia in più di cui solo lui disponeva.Ovviamente vinse,la vittoria l'aveva decretata Herman Martin,vale a dire Dio in persona ed aveva la stessa valenza del Vangelo.Da allora in poi tutti guardarono quel cane con occhi diversi ,in seguito, mettendo insieme uno "straccio di attacco"al campionato fece il titolo di auslese facendosi perdonare il "parco d'ombre" che popolava la sua mente,per la testa non aveva un complesso ma un orchestra intera.Arek ha lasciato una grande impronta all'allevamento italiano,che sia stato lui o il padre Mark poco importa,io sono sicuro che il merito sia di entrambi,ha avuto un solo figlio maschio di grande rilievo,Don di casa Nobili ed innumerevoli figlie femmine che hanno in qualche modo costituito la base dell'allevamento italiano degli ultimi anni.




V14 Don I di Casa Nobili


don di casa Nobili




Don,pur lontano anni luce dalla incredibile bellezza funzionale  di Arek,era caratterialmente meglio dotato(grazie alla presenza nel suo pedigree di cello romerau) e grazie anche alla sua collocazione geografica, "la Campania degli anni d'oro" ha costituito a sua volta l'Humus del moderno allevamento.Suprema sintesi della bellezza di entrambi fu sicuramente il più bel figlio maschio di Don,Mardok della valle del lujo,che vuoi per la gestione che se ne fece all'epoca ,vuoi per le chiacchieratissime anche buone al controllo "meno" al ricontrollo,sembrerebbe e dico sembrerebbe non aver lasciato traccia di se.Io ho una mia personale filosofia a riguardo:un cane bello prima o poi ....ricompare... nei pedigree,quando meno te lo aspetti!!!






mardok


































Arek,pur nella sua "follia" è stato un' autentico capannone industriale  per la famiglia che ne fu proprietaria,fra monte fatte male con nodo o senza,riempiendo tante cagne e lasciandone vuote altrettante fu un immensa macchina da reddito,un autentico capannone industriale e Lello, semplice custode di una scuola,senza alcuna laurea in Economia ne fu il suo  grande imprenditore,sebbene la gestione all'epoca fu criticata non poco.Gli si eccepì il fatto di aver rinunciato ad una somma considerevole in un unica soluzione e soprattutto l'aver negato ad Arek una carriera dai contorni planetari.La scelta non fu poi così maldestra ,almeno dal punto di vista economico,ma probabilmente ...fu soprattutto una scelta di cuore,quel cane aveva permesso ad un brav' uomo semplice e modesto di diventare "qualcuno"e Lello in fondo gli voleva un gran bene,come si vuol bene al figlio "talentuoso e scellerato".

















Arek è stato un vero e proprio "inno alla follia",una sorta di meraviglioso poeta maledetto che se fosse nato uomo sarebbe probabilmente morto suicida, una via di mezzo tra Marcello Mastroianni e James Dean.Ma se ci fate caso,un giorno,quando non avete granchè da fare prendete in mano i pedigree dei cani del vostro allevamento,magari quelli migliori e tornando indietro nel tempo e nelle generazioni vi renderete conto che probabilmente, in un angolo più o meno buio e nascosto ......Arek   c'è.
Aggiunta postuma all'articolo originale scritto nel 2016:Oggi Arek ,presente nella genealogia di Willy all'epoca dell'articolo non ancora esploso, è praticamente entrato in quasi tutti i certificati del mondo,io per parte mia in quasi quarant'anni di cinofilia ho visto quasi tutti i cani più belli della storia,lui è certamente uno di questi,senza ombra di dubbio il più pazzo.


Che la vita ci sorrida

































sabato 19 marzo 2016










STORIE DI CANI :   IL CONTE MAX




Diversi anni orsono,una coppia di amici di famiglia,Ciro e Nora, su "delicata" insistenza del figlio minore,mi chiesero un cane,ovviamente un Pastore Tedesco.Allettato dall'idea di far felice un bambino,per giunta amico dei miei figli e di poter tenere sott'occhio un soggetto del mio allevamento,scelsi quello che ritenevo essere il migliore di una cucciolata nata in casa dell'amico fraterno Angelo Pagliara e lo portai a loro.
Il cane andava a vivere in un lussuoso appartamento in centro città fra morbide poltrone Frau e antichi tappeti persiani e alla bisogna avrebbe potuto contare su solide porte in legno Batuk su cui consolidare la propria dentatura.Insomma Dodo' Delori,per tutti fraternamente Max,incarnava la trasposizione cinofila della filosofia democratica americana: Dalla capanna dello zio Tom(la cuccia) alla casa bianca.Passai l'intera giornata giornata a rendere edotti sull'argomento un padre "perplesso",una madre "complice"  e un ragazzo incredibilmente felice.
Max crebbe rapidamente scompigliando gli umori familiari trasformando in men che non si dica il padre in "complice" la madre perplessa e il ragazzo via via orgoglioso e sicuro.A nove mesi lo avviammo alla carriera espositiva con risultati che come è facile immaginare andarono ben aldilà di ogni più rosea aspettativa.Max era bello,di una bellezza nobile e mozzafiato e ovunque andasse calamitava lo sguardo della gente e degli espositori.Faticai non poco e fortunatamente senza riuscirci a far capire alla famiglia che un pastore tedesco ,per giunta da esposizione,non poteva far colazione al mattino,con pane ,nutella,latte e frollini del mulino bianco.Come pure che le orecchiette con le cime di rape,i tubettini con le cozze e le patatine fritte seppure accompagnate alle crocchette delle marche migliori non erano il miglior viatico per una carriera espositiva.Ma ormai Max era "uno di loro" e ognuno lo cibava di nascosto.Ogni sera ,al ritorno dal lavoro,incontravo Lele e Max sulla complanare intenti in chilometriche passeggiate di allenamento,ovviamente tra un compito di greco e una versione di latino.Max era bello,forte e col piglio dell'indolenza e la sua naturale filosofia di vita era "rinvia tranquillamente a domani quello che puoi fare oggi.......e figuriamoci gli allenamenti.Ma in ring era quella che noi definiamo "un autentica macchina da guerra",un talento naturale che in virtù di una straordinaria costruzione e del meraviglioso feeling col suo padroncino,riuscì a inanellare diverse vittorie e sempre piazzamenti fra le punte..Insomma un talento naturale,poco propenso agli allenamenti  ma con la classe dei grandi,quelli che entrano in campo e impongono la legge del più forte.A sei anni,con Lele ormai universitario,Max si ritira dalle competizioni e va a vivere in campagna con i "suoi".Da allora e per gli anni che gli rimasero, l'ho visto a "centro piazzale",al mattino,al pomeriggio e alla sera,intento a controllare la sua proprietà e a vigilare su coloro che amava,la sua famiglia.Lui con quell'aria nobile e un po' snob,con il senso innato della pigrizia steso al centro della villa era l'immagine reale della deterrenza."Da qui,non si passa",ma pochi sapevano che dietro quel fisico statuario da autentico buttafuori,batteva un cuore d'oro pronto a correre dietro il più piccolo sassolino che gli si lanciava.
IL CONTE MAX, è stato per me "l'opera prima" il quadro quasi perfetto con le linee,le luci e le ombre al punto giusto,il cane come l'avevo sognato,sintesi suprema tra l'idea e la realizzazione.Ho posseduto cani di una qualche importanza,alcuni dei quali(JECK,QUAI,ARRO)hanno avuto una buona influenza sull'allevamento italiano,ma Max mi ha dato la consapevolezza di essere un buon allevatore,quasi un artista,dal momento che il quadro era molto simile all'idea con cui l'avevo concepito.Era forte ,robusto,mascolino e correttissimo,insomma il cane che avevo sognato da bambino.Max ha accompagnato Lele dapprima bambino,poi adolescente e infine uomo sulle strade della vita,educandolo ,insieme alla sua famiglia , al supremo valore della fedeltà del sacrificio e dell'amicizia contribuendo così a renderlo senza dubbio una persona migliore,così come avviene spesso a chi ha la fortuna di incontrare un grande pastore tedesco.





Ps. Lele Urselli oggi è un apprezzato ricercatore universitario che affronta con coraggio ciò che la vita gli propone e Max come tutte le cose belle , resta una pagina della nostra vita,che ci piace riaprire ogni volta che ci incontriamo magari fra un sigaro e un buon bicchiere di vino.



Che la vita ci sorrida,anche nei momenti in cui ....sembra proprio non averne voglia.

mercoledì 16 marzo 2016














PASTORE TEDESCO,ULTIMA CHIAMATA


Come eravamo
Io e Kimo della valle dei cervi  v9 campionato italiano








Quando hai passato la metà  ed oltre  della tua esistenza sui campi di gara  ti capita spesso di farti alcune domande.Ho lottato tutta una vita  per  la cittadinanza attiva, per  la partecipazione dinamica alla vita del paese, delle organizzazioni,delle società di cui ho deciso di far parte.Da giovane,appena entrato in Sas,quando la curiosità e soprattutto la memoria erano assidue compagne della mia vita  passavo intere giornate  a leggere e studiare i regolamenti  alternandoli alle amene letture dell'amico Mauro De Cillis, di  Giorgio Teich Alasia o di Piero Alquati,scrittori che mi hanno accompagnato alla conoscenza e all'amore per la razza del cane da pastore tedesco insieme ai  quattro tomi del mitico FIORENZO FIORONE ,un autentica bibbia del cinofilo.I volumi da 300 pagine cadauno,furono il frutto di un dispendioso acquisto settimanale presso le edicole del mio paese ,che mi portarono a un repentino tracollo finanziario e al sistematico consumo della paga settimanale,in quanto i miei(mio padre per la verità)che  abitavano  un  appartamento in centro città non intravedevano sbocchi possibili per questa mia  grande passione.Fu lui a dirmi chiaramente:"io provvedo al tuo mantenimento e alla  tua formazione ,tu con i tuoi risparmi ti "cacci " ogni genere di capriccio",tale doveva sembrare la cinofilia ad un uomo che mi voleva un bene dell'anima ma che si preoccupava soprattutto del mio avvenire.E fu così che insieme a un gruppo di amici del palazzo trasformammo il vano ascensore nel primo box professionale e il reparto caldaie in una confortevole sala parto che  vide i natali di ogni sorta di "bastardo" geneticamente concepibile.Fu anche la prima esperienza condominiale di "raccolta differenziata" e di "redistribuzione della ricchezza",con fettine di lacerto,tranci di pasta al forno e resti di insalata russa,sottratti di nascosto alle tavole e consumati dai nostri cani .Fu infatti nel reparto caldaie che cominciammo a sperimentarel 'allevamento accoppiando tutto ciò che si potesse unire carnalmente e generando....fra una versione di greco e una di latino...una serie di mostri,fino a quando un dirigente dell' asl,amico dei nostri genitori e da questi  allertato,appellandosi a un non meglio specificato benessere della collettività,sgomberò l'allevamento,facendo intervenire le guardie zoofile ,che trasformarono le scale e la via in un rodeo ,con animali che scappavano da tutte le parti e loro che li inseguivano con il lazo.
Fu il giorno più triste della nostra vita di aspiranti cinofili,con i randagi all'epoca non è che si andasse per il sottile.Tutta la gioventù del palazzo si rinchiuse in un  digiuno quaresimale e dovette intervenire il sindaco in persona,che per giunta abitava nel palazzo ed aveva figli coinvolti, per sciogliere il nostro voto,promettendo un decoroso affidamento per tutti i nostri cani.La lettura del "FIORONE" ,  ispirò l'acquisto del mio primo cane e così conseguita la maturità con un buon voto,chiesi a mia  madre,che già aveva sovvenzionato l'acquisto settimanale  dei quattro tomi dell'enciclopedia di "convincere" mio padre all acquisto di un cane,che in tutta onestà pensavo fosse possibile per lui almeno quanto "partire in guerra" o organizzare una rapina a mano armata.Ma avevo sottovalutato la straordinaria  determinazioni delle madri e forse anche il fatto che quasi sempre dietro un uomo burbero e intransigente si nasconde un  padre dolce e comprensivo.E così per la fine dell'estate ebbi il mio cane ,quello che "lasciando inascoltati" i "consigli" del Fiorone sembrava....a me... il più adatto alla vita d'appartamento e cioè il PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE.




Fu un esperienza,"irripetibile",indimenticabile,  meravigliosa,con mia madre che  passava l'aspirapolvere in continuazione  e mio padre che in compenso poteva circolare felice e libero per la casa anche dopo il passaggio della cera , senza pattine,a quei tempi sembravamo tutti quanti  Fred Astair.Zico,così si chiamava il mio cane,in ossequio alla grande stella del flamenco,si rivelo' un tipo particolarmente suscettibile e poco disposto a condividere quella che nel frattempo era diventata la "sua casa" con il resto della famiglia,soprattutto mio padre.Ogni cosa che cadeva per terra ,poteva essere il cappello o i guanti  ,diventava cosa sua , e un giorno all'apice del delirio di onnipotenza,sequestro' mio padre,piazzandosi davanti alla porta e impedendogli di uscire:lo liberammo a sera inoltrata tra bestemmie difficilmente ripetibili,e fu così che con una repentina operazione di mercato,Zico,acquistato per cifre che ai tempi erano vere follie fu ceduto ad altra squadra a parametro zero.Per reimpossessarmi del mio cane,alla tenera età di vent'anni,misi incinta mia moglie, la sposai,e andai a vivere nella sua casa di campagna,ponendo fine alla mia vita di scapolo ambito,calciatore promettente e uomo libero.Dopo Zico ,arrivarono Ze maria ,Pelè e jairzhigno,acquistati da me nel mercato di riparazione.





Da quel giorno , ingurgitai ogni sorta di libro sull'argomento purchè avesse la foto del nostro cane in copertina e in realtà mia madre dovette preoccuparsi non poco del repentino cambiamento delle mie letture serali







Ancora oggi consiglio  i testi citati ai miei ragazzi,in quanto  contengono  notizie necessarie ad un buon approccio alla razza,evitandogli studi approfonditi che, quasi sempre rappresentano sterili esercizi letterali,convinto come sono che un buon allevatore,un buon tecnico ,un buon giudice debbano avere la conoscenza approfondita dello standard,le basiliari   conoscenze anatomiche e morfofunzionali e nullaltro,non essendo alcuno di noi ne un anatomo patologo ne un  vivisezionatore,benchè qualcuno di noi dispensi consigli con il ricettario.Per il resto la cinofilia è un po' come il calcio,tu dai un pallone a un ragazzino e dai primi palleggi ti accorgi  subito se ti trovi di fronte a CR7 o a una causa persa?Partendo dal presupposto che quanto narrato risponde all'assoluta verità,ed essendo certo che la mia storia cinofila non si discosta affatto da quella che potrebbe raccontare ognuno di voi,mi sento in pieno diritto di partecipare attivamente alla vita della nostra società,consapevole del fatto che la trentennale appartenenza alla stessa e l' aver rivestito ogni ordine e grado me ne danno pienamente diritto anche in  considerazione di tutti i "sacrifici" e le "privazioni" finora narrati.All'epoca ,appena entrato in sas, trascorrevo le mie serate fra riviste e regolamenti e la prima cosa che notai fu  che una società con un gran numero di soci come la nostra fosse retta da uno statuto striminzito e lacunoso fatto da poche regole che quasi mai contemplavano casi concreti e lasciato spesso alla libera interpretazione.Era uno statuto concepito da chi voleva avere in mano saldamente la società e Gorrieri  mi parve subito un  uomo tutt'altro che democratico.Il più grande intrerpete dello statuto,è il nostro direttore Ezio Guerino Roman,un uomo al quale mi lega un sentimento di sincero affetto ed anche una certa ammirazione:mi colpì subito la capacità di quest'uomo di individuare al primo sguardo  il coraggio dietro l'incertezza e la viltà dietro l'ardore ...e non solo nei cani,ma soprattutto compresi che "non si muove foglia che Ezio non voglia".



Ezio Guerrino Roman


Durante le riunioni citava a suffragio delle proprie esternazioni articoli e commi....inesistenti,ed io,che all'epoca ricordavo i regolamenti come  l'atto di dolore,una preghiera del resto a me molto familiare dal momento che mia moglie mi costringe a recitarla prima ,durante e dopo i pasti,lo fermavo di frequente dicendogli:"Presidente,ma quest'articolo non esiste."  E lui di rimando,guarda, guarda bene che c'è.Ed io ancora:Non c'è, ne sono sicuro....guardi.Lui seraficamente e col ghigno incazzato mi diceva: "Oronzo,c'è.....e se non c'è,vorrà dire che da da questo momento....ci sarà.Un uomo impossibile,un' autentica macchina da guerra che macinava chilometri,lavoro,alcol e sigarette,ma capace, e soprattutto uno dei pochi in grado di metterci la faccia in una società dove si è soliti usare quella degli altri.Dobbiamo a lui e a dir il vero anche a Luciano Musolino lo svolgimento di un campionato italiano,bloccato da un certo"tipo di animalisti",quelli per intenderci che" ammazzano le persone e risparmiano gli scoiattoli".Nella vostra felicissima vita di allevatori,vi sarà sicuramente capitato di avere dei dubbi circa brevetti,bh,selezioni e giustamente avrete telefonato per avere chiarimenti alla nostra sede.Vi avranno risposto delle solerti e gentilissime ragazze , che, preoccupatissime ,avranno cercato di consultare ogni genere di libercolo in loro possesso  per soddisfare la vostra richiesta e non trovandoci nulla vi avranno detto:" chiamiamo il direttore o il presidente e le faremo sapere".Ho sempre avuto l'impressione che ad ogni chiamata si scrivessero nuovi statuti e nuovi regolamenti,nuovi capitoli della nostra storia.A questo proposito ad esempio voglio rimarcare che il vero punto dolente della selezione tedesca(uno dei tanti a dire il vero) è il capitolo riguardante il rapporto tra tempi di selezione e titolo di auslese.Infatti per poter conseguire il titolo un soggetto, non solo  deve essere particolarmente indicato per migliorare la razza, deve essere figlio di  buona famiglia, deve possedere un grado di addestramento approfondito(IPO2) deve  avere genitori e nonni selezionati ma deve anche sperare che di essere stato concepito quando  mamma e papà erano  già in possesso del primo brevetto,che poi l'unione civile  dovra' essere totalmente  ratificata con il conseguimento della selezione che deve avvenire entro una tale data.Diversamente Kaput.

Vegas,il più grande figlio illegittimo della storia di razza


Questa è una norma  e come tale va rispettata,ma è priva di ogni fondamento zootecnico.Il titolo di auslese è sicuramente il frutto di una serie di requisiti agonistici ma è soprattutto un indicatore zootecnico conferito al soggetto dalla società attraverso i suoi giudici che indica all'allevatore un "icona" a cui riferirsi  e l'essere stato concepito prima o dopo il conseguimento del brevetto e della selezione non ha alcuna influenza sulla capacità di trasmissione dei suoi elementi genotipici.Diro' di più,paradossalmente non darei alcuna selezione ad un soggetto che non avesse già dimostrato di aver riprodotto,in quanto la selezione altro non è che l'attestazione da parte della società specializzata che il soggetto selezionato è particolarmente indicato alla trasmissione degli elementi positivi della razza e quali elementi potrà mai  tramandare un soggetto che si rivelasse sterile?Liberiamo l'allevatore da lacci e lacciuli che finiscono col renderne l attività insostenibile e lasciamo a lui la scelta di volersi assumere i rischi di un accoppiamento tra genitori in quel momento non selezionati,fatta salva la regola che al momento della proclamazione del titolo il soggetto debba avere genitori e nonni selezionati.Sappiamo benissimo che la morte durante l'iter selettivo è cosa fortunatamente rara è invece una causa di decesso tra le più frequenti,al pari dell'infarto nell'uomo,un eventuale richiamo al " controllo della displasia".Del resto la mia famiglia è un esempio vivente di quella che potrebbe essere  considerata  un anomalia selettiva dal momento che la mia prima figlia è stata concepita fuori dal matrimonio ma fortunatamente ..mantiene inalterati tutti i diritti dei figli nati a matrimonio rato e consumato.Tante perlessità mi suscita  poi la  normativa Sv con la quale si pone fine alla consanguineità   3/2.Se da una parte è comprensibile la preoccupazione della società specializzata dello strapotere riproduttivo di alcuni stalloni,dall'altra è l'ennesima limitazione all'attività dell'allevatore.La società,come in tempi passati ,dovrebbe indicare all'interno della classe adulti alcuni soggetti "alternativi" alle linee dominanti,come pure in verità gli allevatori, dovrebbero dimostrare un po' più "fantasia" di quella utilizzata ultimamente con continui richiami sulle stesse linee come se non esistessero delle altre.Spesso oltretutto questi soggetti sono dei tramiti(vedi la Palme) e non modelli a cui assurgere.Ma sappiamo anche, che spesso , l'allevatore è un politico più che un artista.



VA7 Gundo vom Trienzbachtal
IL MERAVIGLIOSO GUNDO TRIENBACHTAL, LA GRANDE PROPOSTA ALTERNATIVA




Di contro ,in presenza di questa norma non sarebbero nati la stragrande maggioranza delle stelle del nostro firmamento di razza.Tra  questi ne scelgo uno su tutti,il più grande capolavoro del grande Herman che scopertolo in Svizzera lo porto in Germania,il mitico Lasso di val sole.


VA5 Lasso di Val Sole
LASSO DI VAL SOLE E LE SUE SPLENDIDE ARMONIE
La mamma di lasso infatti ,la sara Sonnenberg ,portava con se una strettissima consanguineità 2/2 su un altro grande dell'epoca DAGO S.DAHLHAUSEN,a conferma che  l'utilizzo di ogni soggetto "cum grano salis" può portare notevoli benefici alla razza.Lasso,figlio del mitico Quanto von der wienerau, detiene un record difficilmente battibile di figli proclamati auslese,11,e ancora oggi a distanza di 42 anni mi sembra più bello che mai.Niente male per un cane sconosciuto,riveniente da un allevamento conosciuto ancor meno.Intanto si parla  anche nella nostra razza di fecondazione artificiale e delle possibili ricadute positive sulle attività degli allevatori sulla scorta di un protocollo Enci già avviato da tempo.Mi auguro che sull'argomento ci sia stato un confronto all'interno della nostra associazione dal momento che il tema ha pesanti ricadute sugli aspetti etici della nostra attività.A fronte infatti dei  benefici economici per gli allevatori che vedrebbero azzerate le spese per gli spostamenti verso le stazioni di monta,andrebbero valutate le ricadute comportamentali sulla razza.Come spesso avviene per questo genere di attività ,inizialmente la monta artificiale verrebbe utilizzata per un limitato numero di accoppiamenti con gli  stalloni più in voga  per trasformarsi successivamente in prassi comune e consolidata estesa ad ogni forma di accoppiamento ed in tutte le razze.Praticamente nel volgere di un decennio assisteremmo alla sparizione pressocchè totale di ogni forma di accoppiamento naturale ed al progressivo ulteriore impoverimento delle attitudini naturali già estremamente compromesse in tutti i cani di razza.Il rendere poi accessibile a tutti l'accoppiamento con gli stalloni più importanti di un dato momento storico porterebbe inevitabilmente ad un ulteriore imbottigliamento della razza su un numero limitato di famiglie con conseguente perdita di ogni forma di variabilità genetica già al momento compromessa.A sostegno dell'inseminazione artificiale vi sarebbe oltretutto  l'eventualità di richiamare a distanza di tempo caratteristiche positive  proprie di un determinato stallone perse a causa di una cattiva gestione dell'allevamento nel contingente.Un esempio: se detenessimo lo sperma congelato di Uran avremmo la possibilità di agire immediatamente sulle correttezze degli appiombi,sulla tonicità e solidità generale  ,tutte caratteristiche peculiari della razza in questo momento in forte sofferenza.La domanda sorge spontanea:Perchè abbiamo ridotto la razza in queste condizioni e ci affidiamo ai campioni del passato per reintrodurre gli elementi positivi perduti?Siamo veramente sicuri che in giro non vi siano soggetti con buone famiglie e in grado di riproporre queste caratteristiche?Questi grandi campioni del resto ,oltre a riprodurre i loro pregi riproporrebbero caratteristiche ormai  indesiderate e la loro progenie, meravigliosa per i tempi, sarebbe ritenuta da tutti un pò demodè.Voi pensate che in termini di gusto saremmo disposti a tornare indietro di trent'anni?Scarterei a priori quest'ultima opzione,come elemento a sostegno dell'inseminazione artificiale e mi affiderei assolutamente ad una buona gestione dell'allevamento ad opera dei responsabili ,nella speranza che in futuro sappiano fare meglio di quanto fatto finora.Ovviamente con questo non voglio dire di essere contrario alla fecondazione artificiale,dico solo che data l'importanza etica dell'argomento,lo stesso necessita di approfondimenti su più tavoli ,compresi quelli della nostra associazione.Ragazzi,io sono un romantico ed ho imparato di più dalle conversazione fatte in occasione di monte effettuate con i proprietari dei cani più grandi della storia(ZAMB,URAN,NIKOR,JECK NORICUM solo per citarne alcuni) che nelle tante ore di lettura e poi che ne sarà mai del nostro splendido pastore tedesco se con il tempo lo trasformassimo in uno sterile segaiolo seriale?
E' dell'ultima ora la decisione di annullare tutti i campionati,una presa di posizione giusta ,assolutamente condivisibile e soprattutto responsabile.Con la salute non si scherza ,soprattutto quando si rischiano  ripercussioni imprevedibili sul piano economico.Non possiamo essere costretti  a  una  nuova chiusura,penso nessuno stato al mondo se lo possa permettere e ritengo anzi che l'impatto di quanto accaduto, che non ha precedenti nella storia moderna,sia stato  ammortizzato sin troppo bene   grazie alle solerti politiche comunitarie.La mia non è una visione di parte,ho smesso da tempo di fare politica ,almeno da quando ho compreso che la politica nell'accezione moderna è l'arte di  rendere complicate le cose in realtà semplicissime.Una società cresce e diventa grande quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra sanno che non si potranno mai sedere recita un antico proverbio greco.Ecco ,penso che in generale manchi questa visione del mondo, manca nella gestione dello stato e di ogni forma di elemento aggregativo.E' necessario però ricominciare al più presto,con piccole manifestazione a carattere regionale,sezionali o nazionali con giudice unico e con una partecipazione contingentata e su base regionale.E' indispensabile per non fermare la macchina completamente ma soprattutto per tutelare quella parte di soci,e sono tanti,che non sono in grado di comprendere l'esatto valore dei soggetti che hanno in mano ed hanno bisogno di essere guidati nel proprio progetto selettivo.Rischiamo di perdere un' intera generazione di soggetti,i nati sul finire del 2018 e i primi mesi del 2019 rischiano di essere sacrificati perché nessuno selezionerà  un cane mai entrato in un ring.Ovviamente non voglio perdere l'occasione per sottolineare come la caduta della razza è un dato incontrovertibile e rischia di entrare in un circolo vizioso dove qualunque decisione,seppur buona si possa prendere,non servirà a salvarci dal tracollo.C'è un punto di non ritorno e noi ci siamo molto vicini,se  non ci siamo già dentro .In Germania occorre cambiare tutto,a cominciare dalla dirigenza che è la stessa ,miope e corrotta che,lentamente ,negli anni , ci ha portato a questa situazione.A poco giova dire che l'elezione di Buss ci aveva fatto storcere il naso,non si poteva procedere al cambiamento riproponendo persone,seppur tecnicamente preparate ,che avevano contribuito a creare questo sistema.Abbiamo trasformato questo sport ,nato come popolare( i quasi centomila soci di qualche anno orsono  ne sono la dimostrazione)in un 'attività elitaria,appannaggio eslusivo  dei ricchi.Forse adesso sarà pure così,ma sicuramente non lo è stato in passato,dal momento che la maggior parte della classe dirigente attuale ricca non lo è nata ma eventualmente ci è diventata con il tempo,magari con i cani.Se fosse stato uno sport per ricchi ,quanti dei  talenti attuali lo avrebbero praticato?Pochi,pochissimi,forse nessuno.Sento in giro oltretutto una frase che non voglio neppure commentare tanto è il frutto di animi "miserrimi": "Meno siamo e meglio stiamo",oggi al 2020 ,dove tutti parlano di condivisione ed inclusione c'è ancora qualche "spanato" che parla di escludere ,ghettizzare. 
Spero con queste righe di aver dato un piccolo contributo alle nostre interminabili discussioni,sollecitando qualche riflessione.Ognuno di noi,compatibilmente con gli incarichi e le competenze dovrebbe farlo,perchè .....la razza ha bisogno del contributo di tutti.Una responsabilità particolare ovviamente spetta a coloro che ricoprono incarichi di una certa rilevanza,che dovranno dimostrare che la carica non è solo un attributo da mettere sul biglietto da visita e quindi dovranno  vigilare sulla qualità e  sulla varietà genetica della razza e dovranno rendersi parte attiva,se necessario alzando la voce come si conviene a una società come la nostra, che "dice" di vantare una certa  considerazione nel mondo,soprattutto perché mai come in questo momento la Germania non è un esempio da seguire.Francamente il nostro processo selettivo è diventato il gioco  di super MARIO con  difficoltà crescenti col passare del tempo dal quale cominciano a disimpegnarsi  tutti,anche perché i cani erano,sono e rimarranno gli stessi per quanto ci si sforzi di migliorarli.Ce lo dicono il numero dei soci,i cani prodotti nel mondo ,gli spalti  vuoti e il numero dei cani presentati ai raduni,in alcuni casi addirittura inferiori a quelli presenti la domenica sui nostri campi.

Che la vita ci sorrida



PS:STO DIVENTANDO PROPRIO VECCHIO,DIO QUANTO MI PIACCIONO I CANI DI UNA VOLTA,alcuni di loro a distanza di quarant'anni sono ancora  meravigliosamente attuali