sabato 19 marzo 2016










STORIE DI CANI :   IL CONTE MAX




Diversi anni orsono,una coppia di amici di famiglia,Ciro e Nora, su "delicata" insistenza del figlio minore,mi chiesero un cane,ovviamente un Pastore Tedesco.Allettato dall'idea di far felice un bambino,per giunta amico dei miei figli e di poter tenere sott'occhio un soggetto del mio allevamento,scelsi quello che ritenevo essere il migliore di una cucciolata nata in casa dell'amico fraterno Angelo Pagliara e lo portai a loro.
Il cane andava a vivere in un lussuoso appartamento in centro città fra morbide poltrone Frau e antichi tappeti persiani e alla bisogna avrebbe potuto contare su solide porte in legno Batuk su cui consolidare la propria dentatura.Insomma Dodo' Delori,per tutti fraternamente Max,incarnava la trasposizione cinofila della filosofia democratica americana: Dalla capanna dello zio Tom(la cuccia) alla casa bianca.Passai l'intera giornata giornata a rendere edotti sull'argomento un padre "perplesso",una madre "complice"  e un ragazzo incredibilmente felice.
Max crebbe rapidamente scompigliando gli umori familiari trasformando in men che non si dica il padre in "complice" la madre perplessa e il ragazzo via via orgoglioso e sicuro.A nove mesi lo avviammo alla carriera espositiva con risultati che come è facile immaginare andarono ben aldilà di ogni più rosea aspettativa.Max era bello,di una bellezza nobile e mozzafiato e ovunque andasse calamitava lo sguardo della gente e degli espositori.Faticai non poco e fortunatamente senza riuscirci a far capire alla famiglia che un pastore tedesco ,per giunta da esposizione,non poteva far colazione al mattino,con pane ,nutella,latte e frollini del mulino bianco.Come pure che le orecchiette con le cime di rape,i tubettini con le cozze e le patatine fritte seppure accompagnate alle crocchette delle marche migliori non erano il miglior viatico per una carriera espositiva.Ma ormai Max era "uno di loro" e ognuno lo cibava di nascosto.Ogni sera ,al ritorno dal lavoro,incontravo Lele e Max sulla complanare intenti in chilometriche passeggiate di allenamento,ovviamente tra un compito di greco e una versione di latino.Max era bello,forte e col piglio dell'indolenza e la sua naturale filosofia di vita era "rinvia tranquillamente a domani quello che puoi fare oggi.......e figuriamoci gli allenamenti.Ma in ring era quella che noi definiamo "un autentica macchina da guerra",un talento naturale che in virtù di una straordinaria costruzione e del meraviglioso feeling col suo padroncino,riuscì a inanellare diverse vittorie e sempre piazzamenti fra le punte..Insomma un talento naturale,poco propenso agli allenamenti  ma con la classe dei grandi,quelli che entrano in campo e impongono la legge del più forte.A sei anni,con Lele ormai universitario,Max si ritira dalle competizioni e va a vivere in campagna con i "suoi".Da allora e per gli anni che gli rimasero, l'ho visto a "centro piazzale",al mattino,al pomeriggio e alla sera,intento a controllare la sua proprietà e a vigilare su coloro che amava,la sua famiglia.Lui con quell'aria nobile e un po' snob,con il senso innato della pigrizia steso al centro della villa era l'immagine reale della deterrenza."Da qui,non si passa",ma pochi sapevano che dietro quel fisico statuario da autentico buttafuori,batteva un cuore d'oro pronto a correre dietro il più piccolo sassolino che gli si lanciava.
IL CONTE MAX, è stato per me "l'opera prima" il quadro quasi perfetto con le linee,le luci e le ombre al punto giusto,il cane come l'avevo sognato,sintesi suprema tra l'idea e la realizzazione.Ho posseduto cani di una qualche importanza,alcuni dei quali(JECK,QUAI,ARRO)hanno avuto una buona influenza sull'allevamento italiano,ma Max mi ha dato la consapevolezza di essere un buon allevatore,quasi un artista,dal momento che il quadro era molto simile all'idea con cui l'avevo concepito.Era forte ,robusto,mascolino e correttissimo,insomma il cane che avevo sognato da bambino.Max ha accompagnato Lele dapprima bambino,poi adolescente e infine uomo sulle strade della vita,educandolo ,insieme alla sua famiglia , al supremo valore della fedeltà del sacrificio e dell'amicizia contribuendo così a renderlo senza dubbio una persona migliore,così come avviene spesso a chi ha la fortuna di incontrare un grande pastore tedesco.





Ps. Lele Urselli oggi è un apprezzato ricercatore universitario che affronta con coraggio ciò che la vita gli propone e Max come tutte le cose belle , resta una pagina della nostra vita,che ci piace riaprire ogni volta che ci incontriamo magari fra un sigaro e un buon bicchiere di vino.



Che la vita ci sorrida,anche nei momenti in cui ....sembra proprio non averne voglia.

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