E' una notte buia, una di quelle alle quali non siamo abituati e che abbiamo vissuto unicamente negli incubi peggiori o in qualche pellicola holliwoodiana che parlava di virus creati in laboratorio da tiranni folli con l'intento di impossessarsi della terra .Noi non siamo preparati, la nostra generazione vissuta nell'ovatta non ci è abituata , ubriaca com'è di una democrazia che non conosce limiti .Ci sentiamo alle corde, storditi come un pugile incapace di reagire alla manifesta superiorità di un avversario così letale.Non siamo abituati alle privazioni delle nostre libertà e ancor meno a scenari che minano le nostre incrollabili certezze ivi comprese quelle economiche.Ho sempre cresciuto i miei figli addestrandoli alle avversità, cercando di prepararli quotidianamente ad una vita che si guarda come una scatola di cioccolatini dove non "sai mai quello che ti può capitare"(forrest gump). In un mondo dove ognuno scanza i pericoli, magari una volta tanto migrando verso sud, la mia generazione si aggrappa disperatamente ad uno dei punti fermi della dottrina cristiana: "L'ira di Dio si teme ma non si fugge".Sono parole forti, minacciose, quasi intimidatorie ma che ti danno un senso di serena rassegnazione.Questa frase ce la ripetevano i nonni mentre noi fuggivamo sotto il tavolo atterriti di fronte ad un rumoroso temporale. Ce la faremo, non tutti ovviamente ...ma quasi tutti ed anzi ne usciremo rafforzati come da ogni evento catastrofico della storia, perchè...ci ripetiamo da tempo che ...ogni esperienza alla quale riusciamo a sopravvivere ci rende più forti.Occorrerà solo capire se dovremo risorgere dalle ceneri come l'araba fenice o semplicemente raccogliere i cocci e rimetterli insieme e come è facile intuire la differenza non è di poco conto.Il nostro è un popolo di artisti,di geni,di santi e di navigatori e come tale poco propenso al rispetto delle regole.Noi siamo instabili e geniali,generosi e irrazionali gente capace di cantare anche quando tutto il mondo tace.Siamo un popolo sorridente,sempre e comunque, anche se stavolta penso non sia il caso di menarla sul ridere perché la vita ci ha colpito duro e siamo rimasti increduli a fissarla come bambini storditi da un ceffone immeritato.Siamo entrati in un mondo a noi sconosciuto,in un altra dimensione,dove per la prima volta e in una sola partita ci giochiamo gli affetti,il lavoro e quel che possediamo.Per indole siamo ribelli ,poco disponibili alle regole e propensi alla socialità ma questa volta è proprio quello che non ci serve per farla franca.Questa è la tanto temuta "tempesta perfetta", non è un esercitazione e tanto meno uno "stress test " .....questo è il giorno per cui un po' tutti,banche ,governi,comunità,ci siamo preparati.Questa è l'altra faccia della globalizzazione ,che in un mondo che sembra tanto grande ci rende tutti molto vicini,tutti terribilmente fragili ma tutti cristianamente fratelli.Ed allora dovremo un po' tutti tranquillizzarci attenendoci scrupolosamente alle regole ed il mondo dovrà a sua volta Italianizzarsi imparando a cantare e ridere anche quando la notte è tra le più buie.Questo è il momento dell'attesa dove non si possono fare domande semplicemente perché è impossibile avere delle risposte .
Questo è il momento di tacere e lasciare il pallino solo a chi sa,chi ha competenze con l' unico obbligo per ciascuno di noi di eseguire alla lettera in un santo,religioso e composto silenzio.E' il momento di coltivare con cura i nostri affetti , magari facendo pace con quel Dio in cui non vogliamo credere.E' un momento difficile ,in cui ci chiedono di non fare esattamente quello che come popolo sappiamo fare meglio,abbracciare,consolare,accogliere.Ma noi siamo bravi,ne sono sicuro ,siamo gente che spesso non fa i compiti a casa ma che alla fine è promossa comunque.E' un momento di pausa ,di riflessione,in cui occorre prendere la rincorsa per cominciare a correre nuovamente magari più forte di prima.E' il momento giusto per fare progetti,ognuno nella dimensione in cui vive perché è un dato inconfutabile che il mondo progredisce attraverso grandi salti ma soprattutto all'indomani di rovinose cadute.
La nostra è la terra di Leonardo e di Michelangelo,nei nostri porti la pietà si fa carne ogni giorno e qui un cerchio ha preso forma perfetta disegnato dalla mano libera di Giotto.La nostra è la terra dei Santi ,una terra che pur stremata è capace di accogliere ancora, sempre, comunque, chiunque.Quindi con pazienza facciamo nostra la frase di un grande commediografo italiano, un autentico inno alla resistenza scritto da Edoardo de Filippo e che meglio di mille parole descrive la nostra situazione:
È sera e dopo lunghe ed affannose ricerche, finalmente è stata trovata la medicina che può salvare la vita alla piccola Rituccia, la figlia di Gennaro e Amalia Jovine. Il medico, dopo avergliela somministrata, è fiducioso per il decorso della malattia, ma tiene a precisare che bisogna aspettare qualche ora per dire che il pericolo è scongiurato: “Mò ha da passà ‘a nuttata. Io vengo domani mattina presto e sono sicuro che mi darete una buona notizia”. Quindi, il medico e i genitori di Rituccia aspettano speranzosi che la medicina faccia effetto.
La nostra perciò ,sarà un attesa piena di speranza non un’attesa triste e delusa, di sconfitta, ma l’attesa certa di una buona notizia che nel caso del nostro paese potrebbe trasformarsi in un autentica resurrezione,perchè siamo Italiani ed ognuno di noi di fronte alle sofferenze ed alle privazioni riesce sempre a dare il meglio di se stesso .
Che la vita ci sorrida, e che ci arrida una buona fortuna,oggi più che mai,
Oronzo Giangreco
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